Ago 02

Machine Head Quintet - Runaway

 

Machine Head Quintet

 

 

Massimo Morganti trombone, efx
Marco Postacchini sax, efx
Nico Tangherlini keyboards
Roberto Gazzani bass, computer programming
Andrea Morandi drum

 

L’album “Runaway” dei Machine Head Quintet nasce sia come normale prosecuzione stilistica del precedente lavoro discografico “Fuori dal chorus”, sia come formula di sviluppo del gruppo in merito all’evoluzione degli elementi compositivi utilizzati nei brani che compongono la scaletta. Il progetto discografico si basa, come il precedente, su otto composizioni originali e una “cover”. L’idea di impostare il proprio repertorio quasi esclusivamente su composizioni scritte di proprio pugno è supportata dalla possibilità di avere a disposizione diversi stili compositivi riferiti ai differenti “compositori” che militano nella formazione fin dalle sue origini. Questa caratteristica rende particolarmente vario il sound generale del disco, che da un lato si trasforma in continuazione a seconda della “penna” da cui nascono i brani, dall’altro offre un impatto timbrico e sonoro relativamente uniforme derivante dall’utilizzo dell’elettronica sia in termini di programmazione, sia in relazione all’uso degli effetti da parte di tutti e cinque i componenti. L’esperienza live che separa il primo dal secondo disco ha attivato un procedimento di maturazione che si riflette sulla complessità delle composizioni ma anche sulla scelta delle sonorità. Il grande elemento di novità di “Runaway”, tra gli altri, è probabilmente riferibile all’utilizzo dello strumento armonico in maniera sistematica. Le nuove composizioni messe in cantiere subito dopo l’uscita del primo album, hanno mostrato l’esigenza di integrare la condotta quasi esclusivamente contrappuntistica del precedente lavoro (che non si avvaleva del supporto armonico) con il ricorso ad una dimensione maggiormente legata alla verticalità delle armonie. L’ingresso delle tastiere ha permesso anche di aggiungere nuove sonorità legate al discorso dell’elettronica, completando il quadro timbrico generale fortemente incentrato sull’uso degli effetti. La cover con cui si apre l’album (questa volta in testa alla scaletta, a differenza del precedente) vuole essere sia un omaggio allo storico gruppo rock dei Deep Purple a cui si ispira il nome del quintetto, sia una forma di mescolanza degli elementi legati alla matrice jazzistica del gruppo con una composizione diventata ormai da decenni un’icona della storia del rock: Smoke on the water. Con questo secondo lavoro discografico si conferma il connubio particolarmente felice tra i Machine Head Quintet e l’etichetta discografica romana “Groove master” che anche questa volta ha deciso di condividere questo tipo di progettualità e di inserirla all’interno delle proprie produzioni.

 

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